La cicerchia di Serra de' Conti

Ha sempre fatto parte, insieme agli altri legumi, della cucina povera delle nostre campagne, si pianta all'inizio di Aprile e si raccoglie in piena estate, non ha bisogno di particolari cure, resiste bene anche alla siccità. Come tutti i legumi ha un buon rapporto proteico, pochi grassi, molti amidi. Caduto in disuso negli anni successivi al boom economico, è stato recuperato alla fine degli anni Novanta e può vantare oggi il riconoscimento di Presidio Slow Food. Oggi la Cicerchia di Serra de' Conti è un prodotto ricercato e di qualità, apprezzato da gastronomi, ristoratori e amici della buona tavola, desiderosi di riscoprire i sapori e i piatti della nostra storia. Per celebrare questo legume, simbolo della tradizione contadina serrana, è nata nel 1997 una festa, che si tiene ogni anno a fine novembre. 

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Olio extra vergine di oliva

L'olivo ha sempre rappresentato una delle specie arboree più caratterizzanti il nostro paesaggio agrario; un tempo era ampiamente diffuso nelle campagne (fino agli anni 50, prima della cosiddetta rivoluzione agraria) dove lo si ritrovava spesso associato a superfici destinate a seminativo. Attualmente l'olivicoltura è meno consistente rispetto al passato, dal punto di vista quantitativo, ciononostante rappresenta ancora un indiscutibie eccellenza enogastronomica. il nostro extravergine nasce, in genere, da olivaggi delle cultivar Frantoio e Leccino alle quali le varietà locali apportano caratteristiche uniche. La Raggia, tipica dell'anconetano, conferisce toni erbacei e di mandorla verde con un gusto leggermente amaro e piccante; la Rosciola, altra tipologia locale, spicca per i sentori floreali e un leggero fruttato armonico. Fondamentale è poi la fase di molitura, che ha luogo negli storici frantoi a macina o nei più moderni impianti a "ciclo continuo"; in entrambi i casi massima è la cura e l'esperienza degli operatori, sempre attenti a fornire un prodotto di prima qualità. Il segreto della bontà dei nostri oli risiede anche nel particolare microclima di cui gode il territorio serrano, che risente dell'effetto mitigante del vicino Mar Adriatico.

Vino di visciola

E' una bevanda alcolica (circa 14°) a base di ciliegie acide, ovvero dei frutti di Prunus cerasus, pianta molto diffusa nelle campagne marchigiane. Rappresenta una peculiarità della nostra regione e una delle zone classiche di produzione è proprio Serra de' Conti, dove ancora è viva la tradizione di questo vino dolce, ottimo come fine pasto con un dessert o da degustazione. La nascita di questa bevanda deriva dall'esigenza, nei secoli passati, di rendere più gradevole il sapore dei vini rossi mascherandone i difetti con l'aggiunta di queste piccole ciliegie selvatiche. La metodologia di produzione è completamente artigianale e prevede la raccolta a mano delle visciole nel mese di giugno; queste vengono poi messe in damigiane di vetro con lo zucchero ed esposte al sole a fermentare per circa 50 giorni. Una volta completata la fermentazione, il frutto viene aggiunto al mosto di vino rosso per una seconda fermentazione; successivamente il prodotto viene lasciato ad affinare per alcuni mesi ed è pronto per essere gustato. 

Verdicchio dei Castelli di Jesi

Il Verdicchio Dei Castellli di Jesi DOC è annoverato tra i grandi vini bianchi italiani e molti riconoscimenti ha ottenuto e stà ottenendo anche a livello internazionale. Il vitigno è considerato autoctono delle Marche e  le prime testimonianze di coltivazione risalgono al XVI secolo; deve il suo nome al fatto che l’acino, anche a piena maturazione, presenta ancora evidenti sfumature di verde. La zona di produzione comprende diversi comuni, la maggior parte nella Provincia di Ancona, gravitanti intorno alle valli dell’Esino e del Misa; Serra de’ Conti ricade interamente nell’areale previsto dal disciplinare e vanta nel suo territorio alcune eccellenti cantine. 

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Agresto (aceto dolce)

E' un aceto dolce a base di mosto cotto, denso, con forte nota acidula. Dolce e aspro insieme, era ben conosciuto nell'antica Roma e per secoli ha costituito il condimento base, soprattutto nella cucina medievale. 

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La sapa

La sapa è un prodotto denso, dal sapore fruttato dolce e acido. Si preparava nelle case in occasione della vendemmia, scegliendo l'uva ben matura. Si filtrava il mosto fiore e si faceva bollire per quindici ore circa, si lasciava raffreddare e depositare e il giorno seguente si imbottigliava. Da quattro litri di mosto si otteneva un litro di nettare d'uva. Un tempo si utilizzava per migliorare i dolci di Natale e Carnevale, per preparare tortini dolci con ripieno di marmellate e confetture casalinghe, per perfezionare le crostate di frutta e la frutta cotta, per impastare ciambelle, per degustare formaggi freschi e stagionati, come condimento per polenta ed oggi anche sulle carni e verdure.

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Il Granoturco “Quarantino 12 file”

Il granoturco "Quarantino" a 12 file era molto diffuso nelle campagne marchigiane fino agli anni sessanta del secolo scorso, quando venne soppiantato dagli ibridi di importazione per la loro maggiore redditività. Pressochè scomparsa, la varietà è stata recuperata qualche anno fà nel territorio di Serra De' Conti e salvata da una quasi certa estinzione. il nome Quarantino deriva dal fatto che intercorrono appunto circa 40 giorni dal momento della semina a quando si forma la spiga. La peculiarità di questo granoturco risiede nelle sue caratteristiche organolettiche; con la farina (macinata a pietra a grana fine) si prepara un'ottima polenta che colpisce per la cremosità e la morbidezza complessiva dei sapori. La farina è indicata anche per la preparazione di biscotti ed altri prodotti da forno.

 

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Il Fagiolo solfino

Legume piccolo, rigonfio e giallo pallido, il fagiolo Solfino è stato riscoperto e reintrodotto nel territorio da poco tempo. Esso possiede qualità organolettiche molto particolari, come la buccia finissima, la consistenza cremosa, il sapore delicato e la capacità di reggere alla cottura: tutte proprietà che fanno sì che si possa gustare a pieno appena lessato, con un filo d'olio ed un pizzico di sale. La sua qualità dipende direttamente dall'andamento climatico della stagione (si semina ad aprile e si raccoglie a fine luglio) e soprattutto dal terreno che deve essere povero e secco, privo di ristagni d'acqua. La difficoltà di produzione, legata alla delicatezza del prodotto, è direttamente proporzionale alla qualità ed al sapore del legume. 

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Lonzino di fico

Della lonza questa preparazione ha solo il nome; si tratta in realtà di un dolce tradizionale tipico delle campagne marchigiane, in particolare nell'entroterra della provincia di Ancona. il lonzino ha origini antichissime (già lo scrittore latino Columella lo cita nel I secolo D.C.) e nasce dall'esigenza di conservare per l'inverno l'abbondante raccolto di fichi: questi venivano fatti asciugare al sole, macinati ed impastati con anice, noci e mandorle tritate. L'impasto veniva poi sagomato per dare la tipica forma a salame, avvolto in foglie di fico e legato con filo di lana.                                                                                                                                                                                                                                                

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Museo delle Arti Monastiche


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Da martedì a domenica
(festivi compresi)
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