Sul Beato Gherardo, patrono di Serra de’ Conti, sono presenti documenti e ricerche effettuate da storici locali, che ci aiutano a ricostruire la vita e le opere del frate camaldolese.Nacque probabilmente nel 1280 a Serra de’ Conti da genitori “rustici ma devoti” (1) probabilmente di un certo elevato grado sociale. Nel 1289 Gherardo entra nel monastero di Santa Croce di Sassoferrato (2), all’età di nove anni, inseguendo una precoce vocazione per la vita monacale. All’epoca il monastero di Santa Croce seguiva la Regola di San Benedetto, e aveva alle dipendenze altri monasteri e chiese sia nelle Marche (anche a Serra De Conti) che nell’Umbria; la vocazione del piccolo Gherardo maturò di anno in anno ed egli, dando prova di obbedienza ed ottenendo profitto negli studi,venne avviato al sacerdozio.
Nel 1305, all’età di 25 anni, fu ordinato sacerdote (3) ;nel periodo compreso tra il 1310 ed il 1320 il Beato Gherardo visse nel monastero insieme al Beato Alberto di Sassoferrato, dandosi vicendevole esempio di vita santa. Nel 1320 Gherardo fece ritorno a Serra de’ Conti, in quanto l’abate di Santa Croce lo nominò rettore inizialmente della chiesa di Santa Maria de Abatissis “essendo questo santo monacho di molte virtù, di molta obedientia, umiltà et patientia…”(4).
Venne poi nominato beneficiario di Santa Lucia ed infine di Santo Stefano di Busseto; le ragioni di questi continui trasferimenti sono da attribuire al fatto che il monaco fosse oggetto di invidie da parte degli altri confratelli. Queste tre chiese, di cui attualmente sopravvive solamente Santa Maria de Abatissis, erano tutte dipendenti da Santa Croce; a Serra de’ Conti era presente inoltre un Hospitium Benedettino dove viveva la comunità monastica di Sassoferrato (5) e dove probabilmente visse e morì il Beato Gherardo.
Una certa tradizione popolare riferisce che il Beato Gherardo si dedicò anche alla penitenza e alla vita eremitica; sembra che il luogo in cui il beato si ritirò per un certo periodo fosse una località nei pressi di Montevecchio di Pergola, dove tuttora esiste un piccolo oratorio dedicato al monaco camaldolese (6). Anche nella toponomastica della zona permangono tracce dell’antica presenza del Beato (7). Al Beato Gherardo sono attribuiti poteri miracolosi e taumaturgici; famosi nella tradizione orale serrana sono quattro miracoli che compì durante la sua vita e altri prodigi avvenuti dopo la sua morte (8). Morì il 16 novembre del 1367, alla veneranda età di ottantasette anni, probabilmente nell’hospitium già citato; le fonti documentali parlano di un funerale “spettacolare” alla presenza del vescovo di Senigallia e di molti sacerdoti diocesani.
Il corpo del Beato Gherardo venne traslato più volte nel corso dei secoli (9)per essere poi definitivamente ricomposto nel 1950, in occasione delle celebrazioni per il Giubileo; in quell’occasione il volto e gli arti vennero coperti con maschere di cera (10) ed il corpo, rivestito degli abiti camaldolesi, esposto alla venerazione dei fedeli in una nuova urna di vetro (11). L’urna è conservata nella cappella dedicata al Beato, in fondo alla navata sinistra della chiesa parrocchiale di santa Maria de Abatissis, ricostruita negli anni compresi tra il 1913 ed il 1925; dietro l’altare è stata collocata l’arca di marmo che ospitò i resti del protettore serrano tra il 1503 ed il 1659 e alla quale sono attribuiti poteri miracolosi.
Iconograficamente il Beato viene rappresentato come un uomo di alta statura, con una lunga barba bianca, la carnagione olivastra e gli abiti camaldolesi; solitamente reca in mano un libro o un cartiglio in cui è impresso il suo motto “In nomine Iesu demonia eicio” (in nome di Gesù scaccio il demonio) essendo invocato soprattutto dagli ossessi.
Il beato, connotato con queste caratteristiche, è raffigurato in diverse opere d'arte presenti sia a Serra de' Conti sia altrove:
- Nella chiesa rurale di San Fortunato di Serra de' Conti; affresco del 1473 opera di Andrea di Bartolo di Jesi, posto nell'intradosso accanto a San Sebastiano.
- Nella chiesa di Santa Croce (centro storico); si tratta di un dipinto murale originariamente posto nelle ex carceri medievali che rappresenta una Madonna con Bambino. Il Beato compare sulla sinistra in abiti camaldolesi e con un cartiglio recante il suo motto. L'opera risale al secondo decennio del XVI secolo ed è stata attribuita all'Agabiti.
- A Palazzo Venezia (Roma) è conservato un trittico di Giovanni Antonio da Pesaro; in una delle cuspidi compare la figura del Beato Gherardo. L'opera era originariamente collocata nella chiesa di Santa Lucia di Serra de' Conti (ora non più esistente) di cui il Beato era stato rettore per alcuni anni.
- Presso la chiesetta della Madonna del Piano (frazione Osteria); qui era conservata una grande tela raffigurante il Beato ed ora di proprietà di una famiglia locale.
- Nella chiesa di Santa Maria de Abbatissis, nella cappella dedicata al Beato, è presente una tavola che lo raffigura (probabilmente si tratta di un ex-voto del XV secolo). L'opera è stata attribuita ad un artista locale di scuola fabrianese.
Il culto del beato Gherardo è vivo e ben radicato nella comunità serrana; il giorno a lui dedicato è il 16 novembre, anniversario della sua morte. La festa prevede la celebrazione religiosa con liturgia solenne presso la chiesa parrocchiale di S.Maria de Abbatissis e, alla sera, il concerto con la locale Società Concertistica e il coro Francesco Tomassini. La domenica si svolge la tradizionale fiera con la presenza di numerosi espositori di prodotti tipici ed ambulanti. Altri luoghi legati al culto del beato sono, come accennato precedentemente, Montevecchio di Pergola e Ghilardino di Fossombrone; in entrambe le località si celebra la festa di San Gherardo l'ultima domenica di agosto.
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